La Scagliola

  • La scagliola è un tipo di gesso fine usato in edilizia e in scultura. Da' il nome ad una tecnica che imita i marmi intarsiati.

    Storia:

    La tecnica della scagliola, la cui invenzione viene tradizionalmente attribuita all'architetto ed ingegnere di Carpi Guido Fassi (1584-1649), si afferma in Italia agli inizi del Seicento. Solo due decenni prima, nel 1588, il granduca di Toscana, Ferdinando I de' Medici, aveva fondato l'Opificio delle pietre dure, un'istituzione creata con l'obiettivo di formare maestranze specializzate nella realizzazione degli intarsi in marmo, il cosiddetto "commesso fiorentino".

    Ma la complessità delle tecniche necessarie, la difficile reperibilità dei marmi necessari a fornire una sufficiente varietà cromatica e l'elevato costo finale dei manufatti, rappresentavano ostacoli difficilmente superabili. Dal canto suo, la Chiesa avviava proprio in quegli anni una vasta opera di rinnovamento degli edifici di culto e degli arredi sacri, ispirati alla nuova sensibilità e agli orientamenti dottrinali introdotti dal Concilio di Trento. In questo contesto si determina il grande successo della scagliola.

  • La prima fase di lavorazione è costituita dalla costruzione di un telaio in legno che, nel caso di un paliotto a lastra unica, ha le dimensioni di circa m 2 x 0.90. Inchiodato su una superficie perfettamente piana e coperta da un telo di canapa o lino, viene riempito con un impasto di gesso in cui si affoga un'intellaiatura di cannette, paglia o laterizi in modo da creare una lastra di supporto sufficientemente resistente e leggera. Completata l'essiccatura, di oltre due settimane, la lastra viene appoggiata su due cavalletti di legno con la parte telata verso l'alto.

    Inizia quindi la preparazione della "meschia", la scagliola vera e propria, realizzata con un impasto di gesso, acqua, colla da falegname e l'eventuale colorazione. Il risultato è una pasta molle che vien stesa uniformememte sulla lastra di base. Una volta asciutto questo secondo strato, il lavoro entra nella sua fase artistica. Si riportano infatti sulla superficie i disegni e le figurazioni desiderate, con tecniche che variano da bottega a bottega, per poi procedere all'incisione e allo scavo. All'interno degli scavi, opportunamente bagnati per favorire l'adesione dei materiali, s'inseriscono gli impasti di scagliola colorata che, una volta essiccati, si levigano con una serie di pietre. Questa levigatura è il vero segreto del mestiere, cui fa seguito la lucidatura, realizzata con olio d'oliva cotto o olio di noce, indispensabili a dare al paliotto un aspetto brillante e satinato.

  • Soggetti e strutture:

    Le figurazioni - solitamente girali, volute a racemi, nastri, fogliami, steli con uccellini bezzicanti, insetti, fiori e arabeschi -, fanno quasi sempre da contorno ad un soggetto centrale inserito all'interno di un riquadro di forma variabile. I temi centrali sono quelli classici della simbologia religiosa: la Vergine col Bambino, il Santo titolare, la Croce, l'ostensorio, i simboli cristologici, come il pellicano sacro. Compaiono anche le prime cineserie e i primi baldacchini a pagoda, riflesso del fascino in epoca barocca per il lontano Oriente.

  • Fonti:
    - AA.VV., I paliotti e l'arte della scagliola in Ticino, Monn, Bellinzona 2006.
    - AA.VV., La Scagliola carpigiana e l'illusione barocca, Modena, Artioli Editore / Cassa di Risparmio di Carpi, 1990.